Fondazione Valle Bavona
Prati pensili, Sonlerto

Diamo un futuro ai massi coltivati di Val Bavona!

Il secondo numero della collana Quaderni di Val Bavona è dedicato a un soggetto accattivante quanto poco conosciuto, perlomeno nella veste bavonese. Anzi, ci presenta una vera particolarità di questa valle dalle mille risorse, nata dalla miseria, certo, ma anche dall'ingegno della nostra gente, che con sacrifici e perseveranza ha cercato di sfruttare ogni spazio possibile per favorire la produzione agricola destinata al sostentamento, e nei secoli è riuscita a ricavare terreni fertili laddove non esistevano, persino sui macigni rotolati a valle dalle montagne.

Parliamo di veri e propri "prati pensili", spesso abbarbicati su sommità quasi irraggiungibili, a volte piccoli fazzoletti di pochi metri quadrati, oppure ancora vere opere ingegneristiche sostenute da muri a secco e raggiungibili attraverso scalinate in pietra. Prati, e non giardini, proprio per distinguerli dai "giardini pensili" che possiamo ritrovare altrove.

I "giardini pensili" di Valle Bavona (come sono stati denominati in alcune pubblicazioni) sono stati costruiti per necessità vitale ed erano intesi all'origine come orti (in dialetto locale giarditt, appunto) o prati, che fornivano un pugno di ortaggi o di fieno in più.

A partire dal secondo dopoguerra l'interesse per il settore primario è diminuito con il conseguente abbandono dei terreni più faticosi da lavorare e discosti, o meno redditizi. Anche i prati pensili sono stati progressivamente abbandonati. Negli ultimi decenni, ma soprattutto negli ultimi anni sono stati affrontati importanti lavori di ripristino di queste e altre testimonianze antropiche ereditate dagli avi, identificando tutto il paesaggio della valle quale risorsa e vettore di cultura.

Una nuova tappa di interventi di ripristino è stata resa possibile grazie al sostegno di Patrimonio Svizzero attraverso la vendita del Tallero d'Oro 2020 e si è inserita in un più ampio progetto di valorizzazione del paesaggio della Valle Bavona, che si svolge a tappe secondo priorità di intervento. Ringraziamo anche il Canton Ticino, Dipartimento del Territorio, e il Fondo Svizzero per il Paesaggio che hanno permesso di completare il finanziamento della tappa 2020-21.Leggi il rapporto.

Per il futuro la Fondazione intende proseguire nel suo impegno a gestire, a far conoscere e a mantenere accessibili i prati pensili valorizzati, nonché a promuoverne ulteriori progetti di recupero.

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Deutsch

Sichern wir die Zukunft der hängenden Wiesen des Bavonatals! Die zweite Ausgabe der Reihe Hefte zum Valle Bavona ist einem ebenso spannenden wie - zumindest im Zusammenhang mit dem Bavonatal - unbekannten Thema gewidmet. Das Heft stellt uns eine Besonderheit dieses Tals der tausend kreativen Lösungen vor, die sicher aus der Not entstanden, die aber auch vom grossen Einfallsreichtum der lokalen Bevölkerung zeugen. 

Beharrlich und ohne Opfer zu scheuen versuchte man, jede Ecke für die Subsistenzwirtschaft zu nutzen, und im Laufe der Jahrhunderte gelang es, zuvor unfruchtbare Orte urbar zu machen, sogar die ins Tal gerollten Felsblöcke - « hängende Wiesen » im wahrsten Sinne des Wortes. Oft befinden sie sich auf fast unerreichbaren Felsblöcken, manchmal sind sie wenige Quadratmeter gross, manchmal handelt es sich aber auch um kunstvolle Bauwerke mit Trockenmauern und Steintreppen als Zustiegen. Wir nennen sie « Wiesen » und nicht « Gärten », um sie von den « hängenden Gärten » anderer Orte zu unterscheiden. 

Die « hängenden Gärten » des Valle Bavona (wie sie in einigen Publikationen genannt werden) waren überlebensnotwendig und dienten als Nutzgärten (giarditt im lokalen Dialekt) oder als Wiesen, die eine zusätzliche Handvoll Gemüse oder einen Korb Heu mehr lieferten. Ab der Nachkriegszeit nahm das Interesse am Primärsektor immer mehr ab, und abgelegenere, schwieriger zu bewirtschaftende oder ertragsschwächere Landstücke wurden aufgegeben. Auch die hängenden Wiesen des Bavonatals gehörten dazu. 

In den letzten Jahrzehnten und insbesondere in den vergangenen Jahren liess man aber diese und andere Zeugnisse menschlichen Wirkens aus der Zeit unserer Vorfahren wieder instand setzen, da man die Landschaft des Tals als Schatz und Kulturgut erkannte. 

Ermöglicht wird die jüngste Etappe der Wiederherstellungsarbeiten durch den Schweizer Heimatschutz und seinen Schoggitaler-Verkauf 2020. Sie ist Teil eines umfassenden Projekts zur Aufwertung der Landschaft des Valle Bavona, das Schritt für Schritt umgesetzt wird, je nach Dringlichkeit der Massnahmen. 

Dankbar sind wir auch dem Dipartimento del Territorio des Kantons Tessin und dem Fonds Landschaft Schweiz für die Vervollständigung der Finanzierung der Etappe 2020-21. 

Mit dem Kauf des Schoggitalers 2020 helfen Sie uns, Kulturlandschaften wie das Bavonatal zu schützen. Zudem unterstützen Sie zahlreiche Tätigkeiten von Schweizer Heimatschutz und Pro Natura.